Casia Flos è un ensemble vocale e strumentale specializzato nel repertorio tra il medieovo e il barocco. Fondato da Stefano Somalvico e Cinzia Prampolini, ha all’attivo numerose incisioni e concerti. Seduti al tavolo di un’osteria veronese nel primo post pandemia, facendo il cosiddetto “pensatoio creativo”, a Cinzia venne in mente un autore che aveva affrontato per un esame di retorica in Conservatorio, qualche tempo prima: Domenico Obizzi.
Incuriositi dal fatto che non c’era praticamente nulla di e su questo autore veneziano siamo andati a ricercare le partiture. Saltò immediatamente all’occhio la bellezza e la freschezza della sua musica. Qui è necessaria una digressione per raccontare chi è Obizzi e come contestualizzarlo: Il Barocco è una delle tante tensioni che vennero a svilupparsi nel corso del Seicento.
Superato lo spazio razionale e il manierismo rinascimentale, sviluppatosi prima in ambiente artistico, poi letterario, e successivamente musicale, il barocco ha in sé tendenze artistiche molto diverse tra loro, di paese in paese, che a volte si dubita di poterle ridurre ad un unico fenomeno culturale. È in questo contesto che nasce e si forma la brevissima esistenza mortale e musicale di Domenico Obizzi.
Cosa sappiamo di questo musico, inizialmente assunto nel 1627 come putto soprano (quindi come cantore) della Cappella Marciana diretta da Monteverdi? Poco, pochissimo, praticamente nulla. Nato probabilmente nel 1611 non si hanno più notizie di lui dopo la peste del 1630, a Venezia, ragion per cui dobbiamo supporre che debba, di quella epidemia che fece più di un milione e centomila vittime, esserne morto a soli 19 anni.
Questo è stato il primo avviso che qualcosa su questo autore avremmo dovuto farlo. L’assonanza tra quello che stavamo vivendo col Covid e la Peste del 1630 è risultato subito evidente, Il fatto, poi, che la sua musica sia sopravvissuta nonostante tutto, e che i madrigali e le arie a voce sola siano stati composti a soli 15 anni ci è sembrato un chiaro segno che qualcosa avremmo assolutamente dovuto farlo.
Le composizioni del Libro Primo trasudano magistrale aderenza alle forme e alla retorica del periodo, ma con la freschezza e spontaneità dell’adolescenza. Retorica del periodo, dicevo. Sì! L’amore, la bellezza, cantati in modo artificioso e retorico, il piacere derivato dalla contemplazione della natura, ma, allo stesso tempo, il senso della caducità del tutto, del passare inesorabile del tempo, del contrasto tra la vita e la morte.
Rinnovando la poetica musicale mediante il ricorso al meraviglioso, allo strano e allo sbalorditivo, ciò che è conosciuto in poesia come concettismo, in Obizzi diventa un panneggio ricco, sovente, di grande sensualità e dolcezza, sempre pervaso, però di profonda naturalezza.
Ascoltando la sua musica, che arriva alle nostre orecchie con feroce immediatezza, si ha la certezza che, non fosse scomparso così prematuramente, avrebbe eguagliato anche in fama i suoi grandi contemporanei. Certo è che in aiuto a Obizzi sono corsi i lavori poetici di Pietro Michiele. Membro dell’Accademia degli Incogniti, Pietro Michiele nasce in una nobile famiglia veneziana nel 1603.
Genio precoce, dimostra il suo talento principalmente con poesie di stretta conformità marinista, raccolte in una serie di canzonieri, di cui, solo a titolo esemplificativo ricordiamo le Rime pubblicate in una composta silloge dal titolo La benda di Cupido (Venezia, Giacomo Scaglia, 1634).
Il passo di decidere di offrire al mondo l’intera monografia dei Madrigali e arie a voce sola è stato praticamente istantaneo. Contattata l’etichetta (Torculus records) e il suo lungimirante editore, Paolo Pozzi, il passo successivo è stato mettere insieme, in piena pandemia e lockdown, i musicisti per registrare i 32 tra madrigali e arie.
Insieme a Cinzia Prampolini, soprano e Stefano Somalvico alla dulciana, si sono avvicendati musicisti di fama internazionale che hanno accettato con entusiasmo di ridare vita a questa bellissima musica e sono: Pietro Prosser, tiorba e chitarra spagnola, Marco Vincenzi, spinetta attiorbata, Maria christina Cleary, arpa, Rodney Prada, viola da gamba e lirone.
Ora, questo progetto discografico (in digitale) diventa supporto fisico grazie alla collana “Le Pagine di Euterpe” di KDope editore. Si tratta di un libro contenente i testi di Pietro Michiele, gli spartiti dell’edizione del 1627 e il richiamo alla pubblicazione digitale attraverso un QRcode. Una formula non nuova, certamente, ma quella che maggiormente avrebbe potuto rendere giustizia al progetto di riportare alla luce uno spaccato di vita incredibile ed una musica di altissimo livello.