Foto di Tommaso Prugnola
Da trent’anni le Dolomiti si trasformano in un palcoscenico naturale dove la musica incontra le nuvole, le vette e il silenzio delle alte quote. I Suoni delle Dolomiti, l’unico festival storico nel Patrimonio mondiale UNESCO, festeggia il suo trentennale (1995-2025) con un’edizione straordinaria: un mese di eventi dal 27 agosto al 4 ottobre 2025, tra prati, rifugi e sentieri accessibili a tutti, dove artisti internazionali dialogano con la maestosità delle montagne. Diretto dal violoncellista Mario Brunello, il festival unisce consapevolezza ambientale, turismo sostenibile e inclusione, confermandosi un’esperienza unica al mondo. Tra gli ospiti, nomi come Alessandro Baricco, Paolo Fresu, Daniel Norgren e l’EUYO (European Union Youth Orchestra) si alternano in concerti gratuiti, trekking musicali e albe sonore, mentre le Dolomiti trentine diventano protagoniste di un dialogo tra arte e natura. L’anteprima il 6 giugno in Val di Fassa con Baricco e Diabolus in Musica apre un calendario fitto di appuntamenti: il Teophil Ensemble Wien inaugura il festival il 27 agosto a Malga Tassulla, seguito dal coro bulgaro Le Mystère des Voix Bulgares il 29 agosto in Val di Fiemme. Non mancano sperimentazioni, come l’Alba delle Dolomiti del 4 settembre a Col Margherita, con Wu Wei e il suo sheng cinese, o il Trekking dei Suoni dal 12 al 14 settembre, dove Mario Brunello e il Quartetto Prometeo portano la musica da camera sui sentieri del Brenta. L’accessibilità è centrale: quattro eventi, tra cui il concerto di Paolo Fresu il 17 settembre e quello di Ana Carla Maza il 21, sono pensati per persone con disabilità motorie o uditive, garantendo a tutti di vivere l’incanto delle performance. Imperdibile la chiusura il 4 ottobre al Rifugio Fuciade con l’EUYO&Stauffer European Orchestra e la “Sinfonia Pastorale” di Beethoven, diretta da Jean-Christophe Spinosi, a celebrare tre decenni di armonia tra cultura e ambiente. Le Scat Noir, vincitori del concorso Paolo Manfrini, si esibiranno il 2 settembre ai Laghi di Bombasel, mentre Elio narrerà il “Flauto Magico” di Mozart il 23 settembre a Villa Welsberg. Ogni location è raggiungibile a piedi, con percorsi per ogni livello, e i biglietti sono gratuiti, tranne per il Trekking dei Suoni. Come scriveva Dino Buzzati: “Le Dolomiti. Sono pietre o sono nuvole? Sono vere oppure è un sogno?”. Il festival risponde trasformando il sogno in realtà, dove la musica diventa strumento di rispetto per la natura e ponte verso un futuro inclusivo. Tutte le info su www.isuonidelledolomiti.it.

L’edizione 2025 non è solo una celebrazione, ma un manifesto per il futuro: con oltre 20 eventi distribuiti in 40 giorni, il festival ribadisce il suo impegno per un turismo slow, rispettoso degli ecosistemi e delle comunità locali. La scelta di location come Malga Spora, Rifugio Brentei o Prati Col non è casuale: questi luoghi simbolici, spesso raggiungibili solo attraverso camminate di media difficoltà, diventano teatri a cielo aperto dove il pubblico è invitato a rallentare, respirare l’aria pura e connettersi con l’essenza della montagna. La sostenibilità si declina in azioni concrete: riduzione dell’impatto acustico, collaborazione con i rifugi per menù a km zero, e partnership con il MUSE (Museo delle Scienze di Trento) per laboratori didattici sul cambiamento climatico. L’inclusione, altro pilastro del festival, va oltre gli eventi dedicati: grazie alla collaborazione con il Soccorso Alpino e la Croce Rossa, sono previsti servizi di accompagnamento per persone con difficoltà motorie, traduzioni in LIS (Lingua dei Segni Italiana) per non udenti, e percorsi tattili per ipovedenti durante le installazioni sonore.
Tra le novità del trentennale spicca il progetto “Atlante delle Rive”, presentato il 9 settembre in Val Canali da Marco Paolini e Alberto Ziliotto: un’indagine artistica sull’impatto del turismo di massa, che sfocerà in un docufilm girato tra le vette più iconiche. Non mancano le collaborazioni internazionali: l’EUYO, orchestra giovanile simbolo dell’unità europea, porterà in Val di Fassa 80 musicisti under 30 da 27 Paesi, mentre il Philharmonic Oboe Quartet dei Berliner Philharmoniker darà nuova vita a Mozart con Elio, in una fusione tra classico e pop. Il festival guarda anche al folk globale: Ana Carla Maza, con i ritmi cubani, e Daniel Norgren, con le sue ballate scandinave, testimoniano come le Dolomiti siano un crocevia di culture.
La musica, però, non è l’unica protagonista. Il Trekking dei Suoni, ad esempio, è un’esperienza filosofica: camminare per ore in silenzio, ascoltando solo il respiro del gruppo, per poi essere accolti da Schubert al Rifugio Brentei, trasforma il concerto in un rituale collettivo. All’alba del 4 settembre, invece, lo sheng di Wu Wei – strumento millenario cinese – si fonde con i primi raggi di sole, creando un dialogo tra Oriente e Occidente, tra terra e cielo.

Il successo del festival sta nella sua capacità di unire mondi apparentemente lontani: l’alta quota e l’arte, il locale e il globale, la tradizione e l’innovazione. Lo dimostrano i numeri: 30.000 presenze nell’ultima edizione, il 40% under 35, e una ricaduta economica stimata in 5 milioni di euro per il territorio, grazie a partnership con oltre 50 attività locali. Ma il vero valore è intangibile: quell’emozione unica di ascoltare Paolo Fresu suonare “Imagine” di Lennon a 2.000 metri, con le nuvole che lambiscono il pubblico seduto sull’erba. O il brivido di sentire le voci bulgare del Mystère des Voix Bulgares echeggiare tra le rocce del Latemar, dove 200 milioni di anni fa esplodeva un vulcano.
Per Mario Brunello, direttore artistico, “questo festival è una preghiera laica alla bellezza. Le Dolomiti ci insegnano che la cultura non è un lusso, ma un bisogno primario, come l’acqua o l’aria”. Una filosofia che ha resistito a tempeste, pandemie e mutamenti sociali, mantenendo intatta la magia delle origini: quella di un gruppo di amici che, nel 1995, portarono un violoncello in vetta per suonare davanti a una decina di persone. Oggi, quel gesto pionieristico è diventato un faro per la cultura europea, premiato nel 2023 dal Ministero dei Beni Culturali come “migliore progetto di turismo esperienziale”.
Con il 2025 si chiude un ciclo, ma non la storia: il festival ha già annunciato un piano decennale per diventare carbon neutral entro il 2035, coinvolgendo artisti e pubblico in progetti di riforestazione. Intanto, l’invito è a partecipare: scarpe comode, spirito d’avventura e voglia di meraviglia. Perché, come cantava Norgren in “Le otto montagne”, “le vette non sono mai mute: aspettano solo che qualcuno le ascolti”.