NON E’ TUTTO ORO QUELLO CHE LUCCICA: PUO’ ESSERE FORMAGGIO

Cos’è il cheesy sound? Certo non un preciso genere musicale. Cheesy, quindi formaggioso, pertanto maranza, di massa, e sorridente, è ciò che ha le potenzialità di divenire in futuro davvero popolare. Si dice “cheese” quando si sorride – magari su suggerimento – durante uno scatto fotografico. C’è cheesy e cheesy, tuttavia. Sono cheesy le gig di Jeremy Healy nelle sue imprese disc jockeystiche. Sono cheesy i Vengaboys, che prima si spacciano per un gruppo di dj di frontiera (musicale) e poi fanno quasi impallidire gli Aqua per spessore culturale dei testi delle canzoni, vivacità nelle clip e spensieratezza economica. Sono cheesy i cyberkids, i ragazzini che vivono di Internet e male che vada di Playstation. E’ cheesy il logo che tutti i clugoers ostentano di notte, il logo della Mitsubishi. Sono cheesy le ragazze cubo, che ballano e sculettano su pedane sempre più avveniristiche e inaccessibili. E’ cheesy Boy George, che con la sua ricca dolcezza ammalia consumatori di compilation e clienti di club con nenie hardbag sempre più solari. E’ cheesy Armand Van Helden, uno che vive di street style e street life, la cosa più maranza e black per i giovani inglesi. E’ cheesy Judge Jules, formaggioso come il tipico lezzo nazionale di cheddar, ormai volto familiare. Sono cheesy i nostri Eiffel 65, ma anche Ann Lee e anche Mario Più: per vincere hanno usato ogni mezzo a disposizione, una semi-ninnananna i primi, una nenia la seconda e un trillo del telefonino il terzo.

E pensare che il sound facile non esiste da poco tempo: già i Village People con “Ymca” avevano devastato il mondo con il gay sound style negli anni Settanta; poi ci si è messa anche Crystal Waters con una filastrocca house ideata dai Basement Boys, cioè “Gypsy Woman”; senza contare Sliptream con “Raving We’re Raving”, gli N-Trance con “Set You Free”, gli Outrage con “Tall & Handsome”, Sash! Con “Encore Une Fois”, Stretch & Vern con “I’M Alive” e Mousse T con “Horny ‘98”, una dub ricantata in modo (in)degno e comunque popolare.

Da dieci anni il suono formaggioso (e un po’ oltraggioso, a detta di molti) tiene banco. Anzi, è sul banco. E in vetrina: pronto per essere venduto e consumato (all’eccesso). Malgrado per molti sia un insulto alla scena dance mondiale. I club ne sanno qualcosa. Stupido, divertente, felice: criticato, bistrattato, il cheesy sound non è un genere ben defi4nito come la techno, la house o il drum’n’bass bensì uno stile di vita. Un brano dance può nascere già cheesy, e ne sono un esempio i Cartoons, gli Aqua, i Vengaboys, o può, facendo una lunga trafila che parte del movimento sotterraneo dei club, divenirlo in una seconda (terza, quarta, dipende dagli ostacoli) definitiva fase, in seguito a un preciso crossover: Stardust, Mr. Oizo, Mousse T, Bob Sinclar oggi sono personaggi popolari e cheesy. Anche un diffusore di cheesy sound come Norman Cook, protagonista di una vera e propria sfida sul ring con l’amico Van Helden, è reo di sposare un simile credo. E anche Brandon Block, e in un certo senso anche Pete Tong è un po’ amante di quelo che negli Usa è chiamato non cheesy bensì “le formage”. L’importante è fare attenzione: perché non è detto che cheesy sia per forza di cose il suono commerciale. E viceversa.

ALL’ESTERO

VENGABOYS, RE DEL FORMAGGIO

I Vengaboys si sono dimostrati una delle band dance più cheesy e pertanto importanti dell’annata 1999: Kim. Denise, Roy e Yorik hanno infatti raggiunto la vetta di tutte le classifiche del mondo. “Up & Down”, “Boom Boom Boom Boom”, “(We’re Going to) Ibiza” e il recente “Kiss” sono solo alcuni dei loro grandi successi. Ora stanno preparando un nuovo album, “Platinum Record”, che sarà preceduto dal singolo “Sha La La La”, su Positiva nel Regno Unito, Violent in Olanda e Dance Factory in Italia. La band ha affermato che, anche se ha ormai raggiunto un’impensabile popolarità, riesce a vivere ancora una vita normale nella propria nativa nazione, l’Olanda appunto. Intervistati su quelle che sono le critiche che vengono loro spesso riservate, i Vengaboys hanno detto di soffrire quando vengono “accusati di non essere i veri cantanti delle canzoni”. Vero, il gruppo non scrive i testi, “ma questo solo perché non abbiamo mai avuto il tempo di metterci alla prova come autori”.

IN ITALIA

IL SOUND AL FORMAGGIO

Una sonora e certamente sarcastica risposta dal mondo del cheesy sound, quindi del crossover, è “BaBa Sound” dei 4Majo. I quali, in modo assai sarcastico, spiegano che le loro opera non è altro che un blob di frammenti prelevati qua e là da dischi anni Settanta, Ottanta e Novanta. “Ma sì, abbiamo voluto giocare un po’ con i campionamenti ed è venuto fuori un pezzo che durante lo scorso Midem di Cannes tutti cercavano di avere in esclusiva per i rispettivi territori”. Con versioni GroovyEra Mix (versione portante), Double Cheese Mix (un poco più dub) e Cheesy & Tacky Mix (“è una versione trance realizzata al Cheddar Studio; e cogliamo l’occasione per comunicare il nostro indirizzo e-mail: cheesy.sound@virginnet.co.uk”), “BaBa Sound” risulta essere il disco più formaggioso del mese se non dell’anno. “C-h-e-e-s-y”, con spelling di… (“non si dice”), riff campionato da… (“non è campionato e… non si dice da dove abbiamo preso spunto”), realizzato da… (“per ora non si dice”), cantato da… (“non si dice”). “Non si dice nulla perché non c’è da dire nulla: è dascoltare”, spiega Tacky ricordando questo gran festival di campionamenti formaggiosi organizzato dai Double Head. Chi stampa il disco dei 4Majo? L’asta, che si era aperta improvvisamente, è stata subito chiusa da una multinazionale: se l’è aggiudicata la Emi: Nico Spinosa della Dance Factory, per la precisione.

 FORMAGGIO NOSTRANO

Ora come ora il padrone della maranza consumata dai dj che suonano musica maranza è lui, Giuliano Saglia, owner della Red Music, che con estremo coraggio pubblica (spesso su 24 Records) rifacimenti techno di pezzi anni Cinquanta, Sessanta, Settanta e Ottanta. Aveva iniziato con “Una Mattina”, poi è passato a “Tarantella” di Cee Cee Lee, è transitato da “Tu” di MisteRicky & Danieli (in onore di Tozzi) e recentemente ha approvato “Oh Le Le”, inno da curva che piace a grandi e piccini e che fa ballare col suo portentoso groove. L’unica chicca che Saglia si è fatto sfuggire è “Fair Song” di Ethnic Beats (remake di un’opera di Branduardi), caduto nelle mani della Time e remixato dai M.U.T.E., e poi “Zum Zum” di Mina (lo cantava Raffaella Carrà e il rifacimento, curato dai Double Head, sembra verrà pubblicato dalla Edel Music) Per il resto, Saglia impera. Almeno nella radio più cheesy d’Italia, Radio DeeJay (nel DeeJay Time di Albertino), che come “formaggiosità” è seconda solo alla lombarda Disco Radio di Caravaggio, sita a due passi da Bergamo.

CHEESY DA ESPORTAZIONE

L’Italia importa dance, tra l’altro di stampo… italiano, e sembra un paradosso. Acquisire brani stranieri dal vago sapore italico è quasi un controsenso, ma il discografico italiano, assetato di successo, esterofilo all’eccesso e cieco (anzi sordo) quando c’è da scovare hit in studi nostrani, mette mano al portafogli con disinvoltura. E compra: escludendo “Believe” di Cher, ci sono i Cartoons di “Doo Dah”, i Vengaboys, gli Aqua, i Toy-Box, i Daze, Alice Deejay, Miranda (“Vamos A La Playa”) e tanti altri, nella lista. L’Italia importa, certo. Tuttavia esporta pure: magari fa un po’ fatica con i vari Soundlovers (“Surrender”), Bibi Schoon (“Freedom”), Gayà (“Shine On Me”), More (“4Ever With Me”) o Paps ‘N’ Skar (“You Want My Love”), T42 e Neja, ma con estrema facilità i vari Tamperer, Ann Lee, Gigi D’Agostino, Eiffel 65, Prezioso e Nerio’s Dubwork.