Parte tutto da un beat di passione, per Vanessa Elly

Classe ’92, finalista al Festival di Castrocaro nel 2014, Vanessa Elly ha cantato con Raffaella Carrá alle blind audition di The Voice nel 2016, per poi partecipare al programma All Together Now in onda in prima serata su Canale 5. In questi anni è ghost voice per diversi progetti dance, house e tech house pubblicati sull’etichetta discografica Strakton Records. Vanessa è al lavoro sul suo album d’esordio e da solista prodotto dall’eclettico Federico Kay, responsabile dei singoli “Fallin’ Into You”, “Love U” e “On My Way” con MasterM, KAY e Fatman Scoop.

Puoi raccontare il tuo ultimo lavoro?

“’Love You’ è il primo singolo da solista su URBN Strakton. Il pezzo con Fatman Scoop è nato grazie a KAY e ho scritto il pezzo immaginando i super brani che vedono una accoppiata tra cantante e rapper. Dopo la mia melodia abbiamo sviluppato l’intero brano. Abbiamo chiuso un altro singolo dance che ha un titolo provvisorio, ‘Saturday’ che uscirà prima dell’estate. Stiamo lavorando su un po’ di materiale e ultimando un pezzo alla Bruno Mars”.

Creare oggi, in piena pandemia, è facile, è possibile?

Io cerco sempre di dare una nota felice a un brano. KAY poi mi dà sempre massima libertà nello scrivere. Nel periodo di lockdown ho scritto tanto e non ho sofferto”.

Da dove arriva la vocazione? Insomma, artisti si nasce o si diventa?

Parte tutto da un beat. La direzione è quella poi pop non troppo impegnato. Artisti si nasce e si diventa se lavoriamo su noi stessi”.

Dove finisce la musica e inizia il business?

A parte le mie produzioni, collaboro anche per terzi. Scrivo per molti dj. Certo, i live sono un po’ pochi ma restano tuttavia il mio lavoro principale. Senza dimenticare gli eventi privati. Ho fatto anche la vocalist nelle discoteche sempre in veste di cantante. Con Andrea Orsini invece abbiamo un duo dove lui suona chitarra e loop station”.

Capitolo live. Dove suoni?

A Roma ci sono circoli esclusivi dove c è musica ricercata come il Satyrus, il Vinile e il Jazz Cafè”.

Come sopravvivere in questo momento di sovrappopolazione nell’intrattenimento?

Quando io ho iniziato non ho pensato a questo e ho agito sempre d’istinto. Il settore è popolato da molti che si svendono, c’è effettivamente molta competizione. Ma io voglio solo fare bene e divertirmi”.

Seguire il cuore e seguire contemporaneamente un genere si può?

Diventa una selezione naturale ed è meglio essere se stessi. Io voglio sperimentare il più possibile”.

È giusto sottolineare l’identità sonora, la riconoscibilità di un artista attraverso il suo suono?

A me piace cambiare e mettermi alla prova. Chiedo invece di non snaturare mai la mia voce e infatti a KAY chiedo sempre di non usare l’autotune”.

In Italia ci sono manager specializzati?

Parlo da donna. Ci sono quelli che, sapendo che uno è un artista emergente, iniziano invitandoti a cena e al dopocena. Non so quindi fino a che punto serva un manager classico, visto che molti si basano su quanti follower hai. Se tutti i manager fossero come KAY, allora direi che il mondo ha bisogno di manager”.

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