Angelina Mango è tornata. A distanza di un anno esatto dall’interruzione del tour a causa dei problemi di salute, pubblica a sorpresa un nuovo album. Niente annunci, niente anteprime, nessun segnale che potesse far pensare a un ritorno imminente. Caramè arriva così, in silenzio, ma capace di scatenare un rumore enorme. “Quindici tracce + una” che hanno acceso i social e riportato il “delirio” tra i fan, rimasti a lungo in attesa, pazienti e rispettosi, del suo rientro.
C’è in questo disco una voglia, o forse una necessità, di rientrare in punta di piedi nell’industria musicale. Un ritorno che però non è affatto silenzioso, e anzi ha la forza di chi, dopo essersi fermato, decide di riemergere senza strategie né filtri.
Nel nuovo album, Caramé, che già dal titolo lascia presagire la cifra narrativa, Angelina nuota nelle sue emozioni più profonde, quelle stesse emozioni che, in passato, l’hanno forse trascinata giù, fino quasi a farla affogare. È un lavoro intimo, poco convenzionale, senza un vero e proprio brano manifesto attorno al quale ruota l’intero progetto.
Ma del resto Angelina Mango non è un’artista tradizionale e proprio per questo continua a sorprendere, a stupire e far discutere.
Caramé rompe ancora una volta gli schemi del pop classico, più di quanto avesse fatto Poké Melodrama, per esplorare melodie non mainstream, poco attente al consenso ma profondamente concentrate sulla ricerca. È un album che non chiede approvazione, preferisce provare, sperimentare, parlare con onestà.
La voce di Angelina è sempre in primo piano, talmente carica di intensità da trasformarsi nel vero strumento guida del disco. Cancella quasi le atmosfere acustiche e morbide che la accompagnano, come se il suono stesso fosse lì solo per sostenerla, mai per contenerla.

Angelina Mango conferma la sua capacità innata di dominare con la sua presenza ogni spazio in cui si esibisce, che sia il palcoscenico dell’Ariston, uno studio televisivo e persino i bit di una piattaforma di streaming.
Le tracce non hanno filtri, non fanno sconti a facili sentimentalismi, non addolciscono il dolore, ma lo attraversano con un’onestà disarmante che diventa poesia. Sono taglienti come lame conficcate in un corpo che si è visto fragile, ma anche forti come le cicatrici che testimoniano la tempesta. È un album diverso, chiaramente autobiografico, che non strizza l’occhio ai tormentoni né alle classifiche.
È un disco che sembra dire: “Bentornata a te stessa.”
Sul piano delle collaborazioni, Caramé unisce alcuni dei nomi più sensibili e coerenti con il mondo musicale di Angelina. Tornano Madame, con cui condivide la scrittura emotiva e viscerale di ioeio, Dardust che porta con sé la sua eleganza, e il fratello Filippo Mango, presenza discreta ma fondamentale nel dare continuità e profondità al progetto. A loro si aggiunge Calcutta, coautore di aiaiai che contribusce con la sua scrittura a creare un equilibrio nuovo tra parola e melodia.
Il risultato è un insieme di collaborazioni che non snaturano il suo linguaggio, ma lo amplificano. Caramé non è solo un ritorno, ma una dichiarazione d’identità: un disco che non chiede di piacere, ma di essere ascoltato fino in fondo, che racconta una storia vera e contemporanea, nella quale saranno in molti a riconoscersi e, forse, a trovare conforto.