È indubbio che il Decreto Legge 162/2022, balzato agli onori della cronaca come “il Decreto anti-rave”, ha letteralmente tenuto banco nelle prime battute (non musicali ma politiche) del neo insediato Governo Meloni. Ma per comprendere perché parliamo di “questione politica” e, ancora di più, di “presa per il culo” occorre non solo contestualizzare l’elemento scatenante (il rave di Modena di Halloween) ma anche cercare di spiegare in modo semplice che cosa è un Decreto Legge e perché si è deciso di usare (male) proprio questo tipo di provvedimento.
Ma andiamo per ordine. Era il 31 ottobre e a Modena, in un capannone abbandonato, si erano radunati migliaia di persone per partecipare ad un rave come successo tante altre volte in tante altre parti d’Italia. Non entreremo, in questa sede, nel merito di chi si schiera pro o contro questo tipo di manifestazioni e non ci riempiremo la bocca con la parola “cultura” troppo spesso usata a sproposito limitandoci a parlare dell’aspetto squisitamente legale che risulta essere naturalmente comprensibile se riassunto così: occupare un suolo pubblico o privato senza autorizzazione non si può fare.
Lo prevede, fin dal 1930, l’articolo 633 del nostro Codice Penale che punisce chiunque invada la proprietà di qualcun altro (quindi anche quella pubblica) sia che lo faccia per occuparla semplicemente o, peggio ancora, per trarne un guadagno.
La pena prevista è in una forbice compresa da 1 a 4 anni di reclusione e basta che l’occupazione sia messa in atto da un gruppo superiore le 5 (cinque!) persone perché la denuncia venga fatta d’ufficio senza bisogno che sia il proprietario dell’edificio o del terreno a sporgerla direttamente. Ed è questo che è avvenuto a Modena. Lo sgombero è stato fatto NON per intervento di un Decreto che non era ancora stato emanato ma in virtù di una disposizione già esistente da quasi un secolo e che consentiva alle Forze dell’Ordine di disperdere NON “i partecipanti di un rave” ma gli occupanti abusivi di un edificio (ancor più) pericolante.

Le Leggi, nel nostro Paese, per essere emanate devono subire un processo lungo e ben definito:
– Uno o più Deputati fanno una proposta;
– Il “disegno” arriva alla Camera dei Deputati dove viene discusso e votato;
– Se approvato va al Senato dove, se approvato anche qui, arriva sul tavolo del Presidente della Repubblica;
– Se il presidente della Repubblica reputa che sia corretta pone la sua firma e la Legge viene promulgata entrando in vigore.
Capita, però, che succedano avvenimenti che necessitino di interventi normativi veloci, incompatibili con i tempi della normale “fabbricazione” delle Leggi; pensiamo alle calamità naturali o alle emergenze come il COVID che capitano improvvisamente e che hanno bisogno di regole immediate.
La nostra Costituzione consente, quindi, al Governo di utilizzare particolari strumenti come il Decreto Legge : uno “strappo alla regola” che deve avere, però, caratteristiche ben precise come l’urgenza (ci deve essere una ragione valida) e l’omogeneità argomentale (non può contenere provvedimenti che regolamentino più argomenti) , ha effetto immediato ma deve necessariamente essere convertito in Legge dal Parlamento entro 60 giorni altrimenti perde di efficacia e cessa di esistere.
Esisteva, quindi, il carattere di urgenza? Assolutamente no!
C’era l’omogeneità argomentale? Nemmeno per sogno visto che nel medesimo Decreto si passa, con funambolica destrezza, dal divieto di concessione dei benefici penitenziari agli obblighi vaccinali passando (appunto) per l’inasprimento delle pene previste per i raduni illegali (rave compresi) che passano da un massimo di 4 anni del vecchio articolo ai 6 del nuovo.
Tutto questo casino, quindi, per un paio di anni in più di reclusione (al massimo) per gli eventuali organizzatori di un eventuale rave che (tanto) nessuno sconterà mai?
La risposta è sì!
Il motivo?
I giuristi lo chiamano “uso simbolico del Diritto” che è un modo accademicamente fine per definire il becero “populismo”.
Sono quei provvedimenti che vengono emessi (e veicolati) più’ per sortire un effetto propagandistico che un reale ed effettivo risvolto giuridico. A detta dei maggiori studiosi costituzionalisti, infatti, il Decreto così come è stato scritto, ammesso che venga convertito in Legge dalle Camere, subirà la bocciatura della Corte Costituzionale che è quell’organo che ha (per fortuna) il potere di rispedire al mittente qualsiasi Legge o atto che abbia forza di Legge che per qualche ragione vada in contrasto con qualche articolo della nostra Costituzione contro la quale nessuna Legge può andare: una sorta di “maestra” che tira due belle righe rosse sul tema dello studente che dimostra di aver studiato poco.
E considerando che, così…ad occhio…di Articoli ne viola almeno 3 il rischio che l’autore di un testo così bizzarro finisca dietro la lavagna è più che probabile.
È questa la presa per il culo?
Purtroppo no! O, almeno, non è questa la più grave. A far ribollire il sangue di chi scrive non è l’azione legislativa di un Governo che sfrutta un raduno di poveracci, per quanto illegale sia e su questo nessuno discute, per emettere un Decreto utile solo per far vedere agli analfabeti funzionali che abitano i social con la bava alla bocca e la forca in mano che ad una sola settimana dal proprio insediamento è già sul pezzo perché, in fin dei conti, anche la propaganda spicciola fa parte della politica ma le reazioni di chi si è subito stracciato le vesti in difesa della musica, del ballo come baluardi di cultura, aggregazione e inclusione.
Ci piacerebbe chiedere loro dove sono stati negli ultimi 2 anni quando altri Decreti Legge hanno chiuso forzatamente un intero settore che di musica e di ballo vive e lavora lasciando dietro di loro un terzo delle imprese che non ce l’ha fatta. Mi piacerebbe sapere quando hanno cambiato idea perché molti di loro sono gli stessi che sono rimasti sordi a qualsiasi appello di lavoratori ed imprenditori, muti rispetto a idee e soluzioni concrete percorribili e, soprattutto, ciechi mentre con discoteche, festival e concerti chiusi, a riempirsi erano i “baluardi della saltella” con le istituzionali sfilate di segretari di Partito.
Ecco… Questa è la presa per il culo. La questione politica, invece, si risolverà come sempre all’insegna della specialità tutta italiana dei “tarallucci e vino”. È notizia di ieri, infatti, che il Decreto è riuscito a passare per un pelo al Senato dopo una più attenta rivisitazione e rischia di non passare alla Camera. Ammesso che riuscisse a farcela a stento anche non passerebbe lo sbarramento del vaglio Costituzionale facendo finire tutto in una bolla di sapone. Il rumore creato intorno ad esso, però, resterebbe e il Governo potrebbe sempre passare per quello che vuole fare ma non glielo consentono e i suoi oppositori per quelli che hanno difeso la libertà di espressione.
Tutti contenti perché hanno vinto… Tutti!…TRANNE NOI.