Un maestro e uno stilista di fama internazionale racconta la sua vita
Gianni Tolentino è nato a Milano “qualche anno fa” e ha sempre amato la moda.
Ci racconta: “Ho fatto la Marangoni ma ho frequentato anche Brera per la scenografia e la pittura perché mi piaceva anche dipingere e poi lentamente ho cominciato a fare lo stilista. Sono andato anche a fare degli stage a Parigi da Dior da Gucci a Firenze e poi a Milano. Ho cominciato a fare questo lavoro da solo per conto mio. Con molto coraggio ho cominciato la prima sfilata l’ho fatta con delle amiche ho scelto quelle più belle ma è stata dura”.
All’Hotel de Milan hai organizzato una sfilata memorabile
“Sì ho cominciato da lì. Ed erano tempi in cui c’era il passaparola delle amiche delle amiche delle amiche che venivano a farsi fare gli abiti per le cerimonie e le serate”.
E così è nata una favola.
“Ho iniziato lentamente così e poi un po’ alla volta mi sono ritagliato uno spazio in via Bigli dove ho conosciuto in quegli anni Paolo che è il mio socio”.
Va bene Milano e poi?
“Andavamo anche a Como dove c’erano delle grandi fiere in grandi ville e grandi alberghi. A Villa Erba a Villa d’Este tutti venivano a vedere le collezioni i pizzi francesi ricamati. A Como c’è la seta broccato. La prassi per i costumi di Venezia”.
L’idea del Carnevale ti è venuta perché negli anni Ottanta eri andato a Venezia per un weekend di grande festa?
“Avevo visto tutte queste maschere. Sembrava di stare all’interno di un quadro”.
La cultura. Qui viene fuori il tuo spirito ideale. Che potrebbe essere un quadro di Velasquez.
“Anche se in certe creazioni ci avrei visto un Goya”.
È meglio andare in giro con dei jeans stracciati e una maglietta di velluto oggi. È vero anche che non siamo più nel Cinquecento.
E si termina con un racconto una fiaba per bambini illustrata da 24 tavole e altrettanti disegni.