Il secondo atto di DamianoSergio

La scelta di “Facile dirsi addio” è il risultato del gioco di squadra orchestrato con Strakton Records, Umberto Labozzetta e di una riflessione di DamianoSergio sul mondo della musica. “Voglio proporre qualcosa che possa rappresentare un ritorno alle origini con un tocco progressista. Sento il bisogno di riportare al centro il messaggio, il testo reale, fruibile e che racconta la semplicità del non saper lasciare andare un amore, un tema comune a tutti, credo“, dice l’artista. “Altra ragione della scelta di questo brano è il desiderio di proporre con forza la musica suonata da chi usa lo strumento come estensione di sè e si esprime con il linguaggio del pentagramma, Giuseppe Molino”.

Qual è la storia o l’emozione che hai voluto racchiudere in questo singolo? 

“Come dico sempre, non si scrive un testo tanto per, è un esigenza quindi io questo testo l’ho vissuto, non sono solo parole. Scriverlo e poi cantarlo è stato solo il modo in cui l’ho elaborato e tirato fuori da me, probabilmente perchè faceva male. Ci sono amori che si nutrono della loro stessa impossibilità, e tanto più si manifestano e si confermano impossibili mentre li viviamo, tanto più ci faranno male si, ma ci fanno crescere, ci cambiano, ci insegnano. Ho imparato che il detto ‘lontano dagli occhi lontano dal cuore’ è reale, se non prendiamo un taxi per correre da chi amiamo o un treno per stare vicino a colui o colei con cui vogliamo condividere il nostro tempo, da colazione a quando arriva il buio, allora, sarà più facile dirsi addio. Accettare l’immobilità dando le spalle ai ricordi è l’unico modo per allontanarsi dalla persona sbagliata e andare avanti”.

In che modo questo pezzo rappresenta l’evoluzione del tuo sound rispetto al passato?

“In questi 4 anni con Strakton di cui 3 dedicati all’album possiamo dire di aver sperimentato tantissimo, aver giocato son i suoni con le parole. Abbiamo cercato di capire cosa mi rappresentasse e cosa no, insomma chi sono musicalmente (il viaggio di una vita praticamente) e questo ritorno alle origini, appunto, come singolo di anticipazione album è proprio la chiusura del cerchio. Quello che è avvenuto è un’evoluzione virtuosa con basi solide e le cui fondamenta affondano nella musica colta, nella sapienza dei musicisti, nel dialogo a tre tra strumenti, parole e canto”.

Questo singolo è un assaggio fedele dell’album o hai preferito puntare su una sorpresa? 

“Questo singolo è assolutamente un effetto sorpresa, lo è anche per me. L’album è un viaggio, è stato il mio e lo sarà per chi mi ascolterà. Come ogni esperienza può sorprendere, meravigliare, colpire, positivamente o negativamente, l’importante è lasciare qualcosa, comunicare”.

Con questo lancio, cosa vuoi che rimanga in mente degli ascoltatori fino all’uscita dell’album completo?

“Vorrei che di questo brano come delle prime cinque uscite in anticipazioni del resto dell’album, che sentiremo in primavera, restino due cose più di altre: la prima è la pasta sonora vocale e musicale, la voce come estensione del proprio parlato e del proprio vissuto è la risultante udibile di anima ed emozioni che abbandonano il corpo, e come tali spero vengano comprese e apprezzate, condivise e sentite nel senso più viscerale del termine; la seconda è la trama contenutistica dei brani e il linguaggio semplice e vero, raffinato e autentico che ho utilizzato”.