Chi era il Conte Camillo Benso di Cavour? L’importanza di questo personaggio storico viene celebrata dal Premio Cavour e dall’omonima Fondazione Cavour. Ce lo racconta il Presidente di questa realtà. Abbiamo infatto avuto il privilegio di intervistare Marco Boglione, imprenditore che oggi fa ciò che oggi regala tempo ed energie alla Fondazione Cavour, compie, usiamo le sue parole, «una piccola forma di restituzione per la fortuna che mi ha riservato la vita sia sul piano umano che professionale».
Il Premio Cavour 2025 è stato assegnato al Maestro Riccardo Muti, che riceverà tale riconoscimento il 29 settembre prossimo. Ci può anticipare come mai avete scelto proprio il Maestro Muti, che viene premiato dopo personalità davvero illustri selezionate nelle altre 18 edizioni?
Per rispondere alla Sua domanda, bisogna ricordare le motivazioni del Premio Cavour, che giunge quest’anno alla XIX edizione, e il palmarès dei premiati. Il Premio è assegnato a persone od organizzazioni dei più vari ambiti culturali, scientifici, imprenditoriali, politici, militari, sportivi, dello spettacolo o similari che abbiano contribuito e contribuiscano a continuare l’opera alla quale Camillo Benso di Cavour dedicò tutta la sua vita, ovvero l’Unità d’Italia, il rafforzamento della struttura dello Stato nazionale, l’appartenenza politica ed economica del nostro Paese alla Comunità Europea, oppure a persone che si sono contraddistinte per attività, opere e traguardi comunque riconducibili allo spirito e ai principi cavouriani.
L’elenco dei premiati comprende persone ed istituzioni di altissimo livello: mi piace citare tra gli altri Carlo Azeglio Ciampi, Mario Draghi, la Marina Militare e il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. La scelta di attribuire il Premio nel 2025 al Maestro Riccardo Muti è stata quindi del tutto naturale. Il Maestro rappresenta i valori migliori del nostro Paese ed è conosciuto in tutto il mondo anche per questo, oltre che ovviamente per le eccezionali capacità in ambito artistico-musicale.
La Fondazione Camillo Cavour, che prende vita nella residenza del Conte, a Santena (Torino), ha lo scopo di promuovere gli studi cavouriani e ogni iniziativa utile a conoscere meglio il grande statista. Il 6 giugno ’25 si festeggia il 165esimo anniversario della morte di Cavour. Cosa succederà a Santena?
Come ogni anno noi onoriamo la figura di uno dei Padri della Patria nel giorno preciso della sua morte, avvenuta il 6 giugno 1861, pochi mesi dopo la dichiarazione dell’Unità d’Italia. Quest’anno siamo giunti alla XXIX edizione della manifestazione: insieme all’Associazione “Amici della Fondazione Cavour” ci sarà l’omaggio alla tomba – monumento nazionale -, una conferenza/incontro e la degustazione dei prodotti tipici dei luoghi cavouriani: gli asparagi di Santena, il vino di Grinzane Cavour (Cn) e il riso di Leri (Vc). La manifestazione è veramente partecipata non solo da parte delle autorità, ma anche delle persone che apprezzano lo sforzo culturale e non solo, che portiamo avanti. L’anno scorso l’incontro/conferenza è stato dedicato ai Promessi Sposi, il romanzo popolare di Alessandro Manzoni che ha segnato la formazione dell’Italia e degli Italiani dal Risorgimento fino ai giorni nostri. Quest’anno l’incontro tratterà il tema del ruolo avuto dai Cattolici nella costruzione dell’Unita d’Italia.
Quali altre iniziative ha in programma la Fondazione per il prossimo futuro? Ci sono poi progetti più a lungo termine?
Oltre alla manifestazione del 20 settembre con il Premio Cavour – quest’anno eccezionalmente spostato al 29 settembre – e al 6 giugno ogni anno noi organizziamo la manifestazione del 17 marzo “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera”. Per l’occasione da anni, oltre all’omaggio alla tomba e agli interventi delle autorità la Fondazione Camillo Cavour, insieme all’associazione “Amici della Fondazione Cavour” organizza le “Cavouriadi”, che ricordano la corsa organizzata nel 1819 dal giovanissimo Camillo Cavour nel Parco del Castello Cavour di Santena. È una manifestazione – unica a livello nazionale – partecipata da centinaia di allieve e di allievi delle scuole di Grinzane Cavour, di Torino, di Trino Vercellese (comune nel cui territorio è presente la tenuta cavouriana di Leri) e di Santena che coniuga l’aspetto sportivo con l’acquisizione di competenze di “Cittadinanza e Costituzione”, di cui alla legge 222 del 2012.
I progetti più a lunga scadenza prevedono la ristrutturazione della “Cascina Nuova”, immobile di inizio ‘800 già citato da agronomi ginevrini come luogo in cui si sperimentavano innovazione in ambito agrario e l’implementazione dei corsi della Scuola Nazionale dell’Amministrazione che ha sede da noi.
Il Castello di Santena vale senz’altro una visita per mille motivi, artistici, storici e di bellezza del paesaggio e del parco. Lei da dove partirebbe per visitarlo?
La visita dà l’opportunità di ripercorrere le tappe di una famiglia piemontese che, partendo dall’epoca medievale anche attraverso politiche matrimoniali, ha aumentato sempre di più la sua importanza fino a giungere nell’Ottocento, epoca nella quale ha vissuto l’uomo di Stato più importante che il Regno d’Italia abbia avuto, Camillo Benso di Cavour. Ma la visita – con il richiamo a persone quali Carlo Alfieri di Sostegno ed Emilio Visconti Venosta – è un’occasione per ripercorrere le tappe che hanno portato all’Unità d’Italia fino ad arrivare con Giovanni Visconti Venosta alla fine della Seconda guerra mondiale.
Discorso a parte è il monumentale parco di 16 ettari recintati, splendido monumento all’architettura paesaggistica all’inglese, che è uno dei 18 parchi presenti nella Regione Piemonte disegnati dal medesimo architetto franco-prussiano, Xavier Kurten: una vera rarità botanica.
Qual è il suo ruolo all’interno della Fondazione come Presidente? Come mai ha scelto di dedicare tanto tempo e tante energie a questo progetto?
Il mio ruolo da presidente della Fondazione Cavour è quello di cercare di sensibilizzare sempre di più persone ed istituzioni a ricordare il pensiero e il ruolo attivo svolto da Camillo Cavour. Pensiero veramente attuale il suo. Basti ricordare il primo articolo da lui scritto il 15 dicembre 1847 su “Il Risorgimento”, un vero manifesto di un partito progressista moderno o i discorsi da lui pronunciati alla Camera e al Senato su “Roma capitale” a fine marzo/inizio aprile 1861 in cui si delineano i rapporti tra Stato e Chiesa che sfoceranno nei Patti Lateranensi del 1929.
Durante quasi tutta la mia ho fatto l’imprenditore, ma ho sempre cercato di dedicare una piccola parte del mio tempo e tutte le mie capacità, in favore di attività che non avessero come obbiettivo il profitto, ma l’interesse collettivo. Ho incominciato con la Film Commission, poi con l’ITP l’Agenzia regionale per l’attrazione degli investimenti, poi con la Fondazione Piemontese per l’Oncologia e adesso con la Fondazione Cavour, una piccola forma di restituzione per la fortuna che mi ha riservato la vita sia sul piano umano che professionale; e per questo che l’attività mia come quella del direttore del consiglio d’amministrazione è puramente volontaria: per tutti noi rappresenta un motivo di grande prestigio ed onore.
Le più importanti figure del Risorgimento, primi tra tutti Garibaldi e lo stesso Cavour, sono più celebrati a livello internazionale che in Italia. Secondo lei, perché succede?
Questa è una bella domanda alla quale è difficile trovare una risposta. In molti grandi Paesi il richiamo alla propria storia è fondamentale per continuare ad avere un’identità nazionale. L’Italia come Stato nazionale ha radici profonde nella storia romana, ma è relativamente giovane avendo solo poco più di 160 anni. Certamente lo studio e il ricordo di chi eravamo e cosa siamo è fondamentale per ritrovare le ragioni, i motivi per stare insieme ancora oggi, per ricreare lo spirito che ha permesso al nostro Paese di eccellere a livello mondiale in ambito imprenditoriale e artistico. Il ruolo delle Istituzioni, e degli uomini che le rappresentano, in questo senso è fondamentale per continuare a credere nel progetto Italia sognato da Cavour, nonché nell’Europa che verrà.
FONDAZIONE CAVOUR