Picotto suona ad AstiMusica tornando nel suo Piemonte

Il leggendario dj piemontese racconta la sua prima volta alle Notti Magiche e critica la scena elettronica contemporanea

Asti si prepara ad accogliere la 28ª edizione di AstiMusica, il festival che dal 11 al 20 luglio trasformerà Piazza Alfieri nel cuore pulsante della musica italiana. Tra gli eventi più attesi spicca la serata del 12 luglioUltimo Impero: Le Notti Magiche, un tributo alla leggendaria discoteca che ha segnato la nightlife anni ’90. Sul palco si alterneranno i grandi nomi della scena elettronica italiana: Amore, Dj Cerla, Gradiska, Mario Più, Maurizio Benedetta, Mauro Picotto, Panda, Pinina Garavaglia e Vladimir Luxuria. L’evento celebrativo promette di riaccendere le emozioni di una generazione intera, portando in piazza i suoni iconici di techno, trance, progressive e house. Per molti artisti sarà un ritorno alle origini, un’occasione per rivivere l’atmosfera magica che ha reso l’Ultimo Impero un tempio della cultura clubbing italiana. La serata inizierà alle 19:00 e rappresenta uno degli appuntamenti più nostalgici e carichi di energia dell’intero festival astigiano.

Abbiamo raggiunto Mauro Picotto, il DJ di Cavour che tra fine anni ’90 e primi 2000 ha conquistato le classifiche mondiali con hit come “Lizard”, “Iguana” e “Komodo”, per nove anni consecutivi nella prestigiosa Top100Djs di Dj Magazine e al numero 8 nel 2001, posizione più alta mai raggiunta da un artista italiano.

Hai mai suonato all’evento “Ultimo Impero – Le Notti Magiche”? E cosa pensi del revival delle discoteche anni ’90?

No, questa è la prima volta che suono a questo evento, e mi fa davvero piacere. Io suonavo all’Ultimo Impero, il club originale, ma non a questi eventi. Quindi per me è una novità e sono contento di partecipare. Per quanto riguarda il revival, penso che negli ultimi vent’anni la qualità della musica si sia abbassata così tanto che si è preferito tornare alle vecchie sonorità, piuttosto che cercare di creare qualcosa di nuovo. La vedo così, onestamente.

Come vedi l’evoluzione della scena techno-trance e underground italiana dai tempi d’oro degli anni ’90 ad oggi?

Guarda, è un discorso semplice e complesso allo stesso tempo. La musica è cambiata. Io credo però che, quando non ti tocca l’anima, quando non riesce a emozionarti, ti lasci poco. Oggi, soprattutto nel Nord Europa, i BPM sono saliti tantissimo. Ricordo i tempi dell’Hardcore: negli anni ’90 andavi a ballare e c’era la sala dedicata. Oggi vai ai festival e 160 BPM sono la norma. È assurdo. Certo, c’è voglia di energia, ma allo stesso tempo noto un grande ritorno alla melodia. Anche se, purtroppo, escono tantissime produzioni che trovo banali. Molti giovani DJ, che non sono musicisti, invece di collaborare con qualcuno che sappia costruire qualcosa di profondo, si affidano a melodie piatte, suonate con un solo dito. Il risultato è una musica che non lascia il segno. Non ti resta nel cuore, non diventerà mai un brano in grado di “restare”.

Secondo te, eventi come “Le Notti Magiche” possono riaccendere l’interesse delle nuove generazioni verso la cultura clubbing degli anni ’90?

Sì, assolutamente. Anche perché per molti ragazzi questa musica è effettivamente nuova. Io ho 58 anni, quindi ormai potrei essere il papà di molti di quelli che vedo ai festival o nei club. E tanti non hanno idea che i brani che sentono abbiano 25 o 30 anni, a volte anche di più. Negli anni ’90 e 2000 si è lavorato tantissimo per creare nuovi suoni, nuove idee, nuovi groove, anche grazie alla tecnologia. Poi è arrivata una lunga fase di noia, fatta di loop ripetitivi che hanno un po’ appiattito il movimento. Paradossalmente, il Covid ha “ripulito” un po’ le menti: restare a casa ha spinto molti produttori a ricercare sonorità più durature, andando anche a riscoprire il passato. Il pubblico oggi è più esigente: non si accontenta più solo del groove. A me piace anche un’oretta di musica a 160 BPM, ma tutta la sera no! A un certo punto hai bisogno anche di ascoltare qualcosa, non solo di saltare. Il ritorno alla melodia, a qualcosa che ti resta in testa e non solo nel corpo, è molto positivo.

Hai avuto collaborazioni con altri artisti presenti nella line-up dell’evento?

Sì, c’è “il Marione nazionale”, Mario Più. Mi fa sempre piacere rivederlo. Abbiamo anche lavorato insieme di recente, anche se “di recente” per noi vuol dire un anno fa… perché noi siamo abituati a pensare in decenni, non in mesi! Le nuove generazioni sono diverse: ci sono DJ che cinque anni fa non esistevano e oggi sono superstar. Poi ci sono altri nomi come Gradisca, Benedetta, con cui lavoravo ai tempi dell’Ultimo Impero. Per esempio, io e Mario Più abbiamo fatto delle serate insieme, ad esempio a Torino o a Dublino. Per me è sempre bello rivedere queste persone, anche perché sono della mia zona, il Piemonte, e so che sarà una bella festa, su questo non ho dubbi. Ho voglia di suonare, di proporre sia le mie tracce storiche che quelle nuove. Anche se negli ultimi due anni non ho pubblicato nulla, perché ho deciso di rispolverare i miei brani storici, rivisitandoli in mille modi. Mi piace dare una mano anche ai giovani talenti che stanno uscendo ora, questo è il motivo per cui ho riprodotto le mie canzoni, le ho “ricoverate” per poter riavere le parti originali e darle da remixare a degli artisti che reputavo capaci. Cambiare una nota può sembrare poco, ma cambia tutto. La differenza tra una melodia che ti resta in testa e una che suona banale può essere sottile, ma decisiva.