DISC JOCKEY; MUSICISTI: IL SUCCESSO DEI PRODUTTORI NELLA FABBRICA DELLE HIT
Non c’è che dire: è un ottimo momento per i disc jockey-produttori di casa nostra. Indistintamente dal genere musicale prodotto o suonato nei club, parecchi personaggi della scena italiana si trovano a occupare posizioni di primo piano raccogliendo soddisfazioni professionali, gratificazioni economiche e, soprattutto, conquistando riconoscimenti dagli addetti ai lavori di parecchi territori. Francia e Spagna sono le nazioni più vicine al nostro gusto e al nostro stile, quindi le più facili da fare proprie; la Germania guarda l’Italia come un Paese generatore di tendenze facili al crossover; inoltre c’è il Benelux, Belgio, Olanda e Lussemburgo, che a due passi dalla Scandinavia, è facile da ammaliare con sonorità facili e popolari; infine i Regno Unito, con l’Inghilterra in testa, zona franca e attenta all’idea innovativa che possa creare nuovi filoni da dare in pasto ai media.
Ultimamente, con la dance pop in fase di quasi stanca, riemerge il mondo della house music, vestita un po’ alla francese, con un tiro anglosassone e quindi duro ma con melodie radiofoniche, orecchiabili. Ne sanno qualcosa i vari Joe T. Vannelli, Gambarelli, Black Legend, Intrallazzi, Gianni Bini e Paolo Martini, Mauro Ferrucci, Spiller, Luca Moretti e Ricky Romanini. Roy Malone ha ideato il progetto Lucrezia, Alex Neri ha avuto ragione della magia del suo “Chase The Sun” marchiato Planet Funk. Tutta house facile da esportare, manco fosse prodotto di prima necessità. Poi ci sono sound facili. Enrico Acerbi, meglio conosciuto come DJ Herbie, e Matteo Bongiovanni, cioè Easy B, erano rimasti nell’anonimato per anni sino a che non hanno dato alla luce Kaliya, “Ritual Tibetan”, traccia riveduta da quel Gigi D’Agostino che ormai si diverte ad apparire in tivù o sui giornali non di settore andando a rifare il make-up di gente come Negrocan o Vanilla Ice.
DJ Cerla invece è di casa in Francia, il suo Floorfilla ormai è un album, contenente i suoi inni, “Anthem” appunto. Maranza allo stato puro. Paola Peroni segue sempre il filone commercia(bi)le con Bacon Popper, dilettandosi a spaziare nella techno con Pastaman oppure nella house con Alan Gordon. Tutt’altro modo di vedere le cose per Mario Più e Mauro Picotto, che rappresentano perfettamente il modo di vivere techno-style all’italiana, perché la loro Bxr ormai è un marchio conosciuto alla stregua degli archi dorati della McDonald’s. E poiché è impossibile ricordare l’exploit degli Eiffel 65, ecco venire fuori dall’iniziativa della Bliss Corporation l’ennesima figura del dj, cioè Roberto Molinaro, vicino a una hardhouse tremenda e a una techno di matrice europea.
Eccoli, allora, i paladini della dance italica. Che gironzolano per il mondo, fly-case alla mano, giù dalla scaletta di un aereo e dentro in un club mai visto, sopra un palco o i mezzo al set cinematografico per una clip inattesa. Momenti di gloria. Momenti italiani. E’ una ruota posizionata al centro del Vecchio