Alessandro Ducoli, cantautore camuno dal talento straordinario, ha recentemente pubblicato il suo nuovo album “Romanticismo Approssimativo”, un’opera che consolida definitivamente questo genere musicale inventato dall’artista stesso come una realtà imprescindibile nel panorama musicale italiano contemporaneo. Il disco, prodotto da Paolo Costola dei MacWaves Studios e dalla Cromo Music, rappresenta un viaggio emozionale attraverso quello che Ducoli definisce un “Grammelot di stati d’animo”, ora solari e pieni di energia, ora cupi e crepuscolari, ma sempre caratterizzati da quella peculiare “imperfezione” che è diventata il marchio di fabbrica dell’artista. La collaborazione con il fidato Valerio Gaffurini al pianoforte forma ancora una volta quel “sovra-dinamico” duo che i fan hanno imparato ad amare, supportato da musicisti di alto livello come Alberto Pavesi alla batteria e percussioni, Giulio Corini al contrabbasso, Paolo Malacarne alla tromba, e lo stesso Costola che si occupa di chitarre e basso, oltre alla Paul Von Rippe Orchestra per i cori. L’album si apre con “Cleopietra”, un brano dal ritmo swingato e sinuoso che presenta un’ironica love chronicle di approccio “storico-gnomico”, per poi virare verso la crepuscolare e splendida “La frescura”.
Il viaggio musicale prosegue con “Io devo tornarmene a casa”, un pezzo che mostra tutta la versatilità compositiva di Ducoli, quasi un’anticipazione di quello che viene considerato il capolavoro del disco, “Cambiare mestiere”. La scaletta include anche “Il tuo regalo”, un brano “allegro ma non troppo” di perfetta scuola canzoniera, seguito da una rilettura di “Spleen”, classico di Richard Galliano. Tra i momenti più intensi dell’album troviamo “La bella malattia”, l’unico brano proposto nella formula piano e voce, un altro autentico capolavoro come il successivo “Gli alberi diventano disegni”. Le atmosfere swing ritornano in “Cose da dire alla sera” prima della chiusura quasi folk-ballad di “L’ultimo sole”. I critici hanno accolto con entusiasmo questo lavoro, come testimonia la recensione di Maximilian “The Flyning” Dutchman su Rock Files, che sottolinea la classe di un album “suonato e prodotto meravigliosamente, con attenzione e devozione assoluta per la forma canzone”.
Ducoli non si limita a incidere dischi, ma porta la sua arte anche sul palcoscenico con un concerto che presenta le sue canzoni dagli esordi di Lolita’s Malts e “Malaspina”, fino ai più recenti “Brumantica”, “Sandropiteco”, “Diavoli e contrari” e “Il Cotone”, passando per le scorribande FolkAndRoll del suo alter ego Cletus Cobb. Sul palco, insieme a lui, ci sono Valerio Gaffurini, Alberto Pavesi, Giulio Corini e altri “picareschi compagni di ciurma” che danno vita a uno spettacolo di grande forza narrativa ed emotiva, arricchito da curiosi aneddoti improvvisati secondo gli schemi del più autentico Teatro-Canzone all’italiana, per un concerto che si definisce selvatico, libero e appassionato, proprio come l’anima del suo creatore, un cantautore che, nonostante il livello assoluto raggiunto, continua orgogliosamente a sostenere di avere più fame che fama.