Un’antica profezia si avvera nel cuore del terzo millennio, non a Delfi ma a Palazzo Chigi, dove il Ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli dà il via a un esperimento sociale senza precedenti. Si chiama “Pythika – Giochi Pitici”, la prima competizione artistica internazionale interamente dedicata a valorizzare artisti con disabilità, nata dal ventennale lavoro de L’Arte nel Cuore Onlus. L’ispirazione arriva dall’Ellade, ma la missione è ferocemente contemporanea: sostituire alla retorica pietista sul disagio una cultura del merito e dell’inserimento lavorativo nel mondo dello spettacolo. Dietro questo ambizioso progetto, un triumvirato femminile composto da Daniela Alleruzzo, Claudia Barcellona e Susi Zanon, che ha saputo coagulare attorno a sé un pezzo importante dell’establishment culturale e imprenditoriale italiano, da Medusa Film a RDS, fino alla BCC Roma il cui presidente, Maurizio Longhi, parla esplicitamente di un “modello virtuoso” per il bene comune. Il via ufficiale è fissato per il 16 settembre 2025, data dalla quale, attraverso il sito www.pythika.it, partiranno le iscrizioni gratuite per artisti dai quindici anni in su, di ogni nazionalità, con e senza disabilità, che potranno gareggiare in recitazione, danza e canto.

La macchina organizzativa è già un manifesto programmatico: dopo la presentazione dei provini e delle lettere motivazionali, si passerà attraverso selezioni regionali online per approdare, nell’aprile 2026, alla semifinale e alla finale all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone di Roma. A giudicare le performance, una giuria di esperti di fama nazionale, critici e giornalisti, per una selezione che vuole basarsi sul puro valore artistico. Ma il vero colpo di genio è l’introduzione di una Giuria Giovani, composta da studenti del Lazio, nominati “Ambasciatori per l’uguaglianza”, con il compito di riportare l’esperienza nelle proprie scuole in un’ottica di prevenzione al bullismo. Questo dettaglio svela la vera ambizione di Pythika: innescare un cambiamento culturale dal basso, che parta dalle nuove generazioni. Non si tratta solo di un contest, ma di un’operazione di ingegneria sociale che punta a ribaltare la narrazione tossica sulla disabilità, trasformandola da elemento di esclusione a leva per l’autonomia, il lavoro e una dignità conquistata sul palco. I vincitori non riceveranno solo una borsa di studio, ma l’accesso concreto a opportunità professionali, come la partecipazione a uno degli artisti al MEI 2026. Pythika non chiede commozione, esige talento. E in questo, forse, risiede la sua più dirompente rivoluzione silenziosa, un esperimento che guarda all’Europa e al mondo, con la ferma convinzione che l’agorà dell’arte debba essere, finalmente, per tutti.
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